Infezioni sessualmente trasmesse negli adolescenti
Le infezioni sessualmente trasmesse rappresentano una delle classi di malattie infettive più frequenti nel mondo, anche se esse sono profondamente cambiate nella loro frequenza ed importanza, nella loro natura e diffusione. Il loro comune denominatore è rappresentato dalla modalità, più o meno esclusiva, di trasmissione: il contatto diretto tra mucose, in quanto gli organismi (batteri, virus, parassiti) che le causano sopravvivono, in genere, poco o nulla nell’ambiente esterno. La modalità di trasmissione, il rapporto sessuale completo, omo- od eterosessuale rende queste malattie estremamente dipendenti da fattori culturali e sociali quali l’evolversi dei costumi e le crisi socio-economiche. Per capire come tutto ciò possa avvenire occorre rifarsi ad alcune caratteristiche comuni a tutte le infezioni sessualmente trasmissibili:
La prima e più significativa è il loro tempo di incubazione o di latenza, solitamente lungo, che si traduce, anche quando le persone colpite desiderino comportarsi in modo responsabile in un aumento proporzionale del tasso di trasmissione della malattia.
La seconda è data dalla struttura genetica estremamente variabile della maggior parte dei microrganismi responsabili di queste malattie: ciò ha reso a tutt’oggi impossibile elaborare dei vaccini efficaci contro tali patologie; La terza è il dato obbiettivo che la trasmissione di agenti infettivi per via sessuale non è facilmente eradicabile, in quanto interessa un comportamento, non solo estremamente diffuso, ma che non è né riducibile né tanto meno eliminabile, visto che è essenziale al mantenimento della specie. Infine, il l’ultimo motivo è rappresentato dalla larga diffusione in gruppi particolari di popolazione (tossicodipendenti, prostitute, omosessuali, ecc.) che rappresentano un rischio per tutti in quanto queste persone fungono da serbatoio per la diffusione della malattia ad altri gruppi a bassa prevalenza d’infezione.
Ogni anno 3 milioni di adolescenti acquisiscon o una infezione sessualmente trasmissibile rappresentando circa il 25 % di 12 milioni di nuove infezioni sessualmente trasmissibili che si verificano annualmente negli U.S.A.. Inoltre, ogni anno, circa il 25 % di tutte le adolescenti sessualmente attive diviene infetta. Ciò rappresenta, negli U.S.A., circa il 13 % della popolazione adolescenziale di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Negli ultimi decenni il panorama delle infezioni sessualmente trasmissibili è radicalmente mutato: a fronte di un notevole decremento delle infezioni tradizionalmente note, quali sifilide, gonorrea, ulcera venerea e linfogranuloma inguinale, è aumentata l’importanza delle forme cosiddette minori, quali il Trichomonas, mentre sono state identificate nuove infezioni che trovano la loro diffusione anche o prevalentemente per via sessuale, denominate “di seconda generazione��?. Tra queste oltre all’infezione da virus dell’HIV, vanno citate, per le conseguenze anche gravi che comportano l’infezione da Chlamydia insidiosa causa di sterilità e quella da HPV, fattore importante di rischio neoplastico. Vari fattori hanno contribuito a questo mutamento: l’avvento della terapia antibiotica, la disponibilità di nuovi test diagnostici, l’emergenza di nuovi patogeni sessualmente trasmissibili, “determinanti di tipo sociale e culturale��? (nuovi abitudini sessuali e promiscuità sessuale), la riduzione dell’età media al primo rapporto sessuale e non ultima la possibilità di incontri sessuali tra individui di popolazioni diverse, che ha consentito una più rapida diffusione di malattie prima confinate in determinate etnie o aree geografiche. La sifilide e le infezioni da Chlamydia , gonorrea, Trichomonas possono essere curate se diagnosticate precocemente e trattate con decisione. Malattie virali quali l’herpes genitale e l’HPV, invece, non possono essere curate in maniera definitiva mentre possono essere trasmesse ai propri partners sessuali anni dopo l’iniziale infezione. E’ stato stimato che in una percentuale compresa tra il 10 ed il 29 % di tutte le adolescenti sessualmente attive testate per infezioni sessualmente trasmissibili erano presenti riscontri clinici di infezione da Chlamydia (titolo anticorpale, riscontro del batterio, ecc.) mentre circa il 15 % di costoro era affetta da HPV. La rilevanza delle infezioni sessualmente trasmissibili va ben oltre i disturbi ed i sintomi provocati dalla malattia acuta. Un’infezione non curata o mal curata può esitare in un’infezione cronica o in complicanze o sequele che colpiscono per lo più le donne o i bambini nati da madre infetta, quali: endometriti post-partum, gravidanze ectopiche, malattia infiammatoria pelvica, sterilità, sifilide congenita, oftalmia neonatale, prematurità, aborto e morte pre- o perinatale. La malattia infiammatoria pelvica (M.I.P.), provocata generalmente da Chlamydia e gonococco, colpisce l’1 % delle donne di età compresa tra i 15 ed i 39 anni nei paesi industrializzati; essa aumenta il rischio di gravidanza ectopica di 7-10 volte, e dopo tre episodi di M.I.P. il rischio di sterilità è del 75 %. Secondo uno studio di incidenza recentemente apparso, ogni anno 1,8 soggetti su 100 affetti da una infezione sessualmente trasmissibile diventano HIV-positivi. La via sessuale è la via naturale di trasmissione dell’HIV. Il virus, che è contenuto nei macrofagi e nei linfociti presenti nello sperma, nelle secrezioni vaginali e nel sangue di soggetti infetti, viene trasmesso attraverso rapporti sessuali (sia vaginali che anali) non protetti, nonché ma con minore efficienza, attraverso rapporti oro-genitali. La presenza di lesioni di continuo e l’aumentata vascolarizzazione delle mucose, caratteristiche delle infezioni sessualmente trasmissibili, offrono una porta di ingresso o di uscita per il virus HIV. I soggetti con infezioni sessualmente trasmissibili, quindi, hanno una maggiore probabilità di acquisire l’infezione o, se HIV-positivi, di trasmetterla ai propri partners sessuali dando luogo, a livello di popolazione, ad “una sinergia epidemiologica��?. L’importanza delle infezioni sessualmente trasmissibili nel favorire la circolazione dell’HIV è confermata nel nostro paese dai dati della Sorveglianza Nazionale che riportano, tra i pazienti affetti da una infezione in atto, una prevalenza dell’8,5 % di sieropositivi ed un’incidenza annuale di sieroconversioni per l’HIV dell’1,8 %. I dati mondiali relativi alle infezioni sessualmente trasmissibili indicano chiaramente l’urgenza di implementare i programmi di prevenzione e di controllo per queste malattie. Attualmente riveste un ruolo fondamentale la pianificazione di interventi di prevenzione primaria, da rivolgere soprattutto agli adolescenti che assicurino un’informazione chiara e precisa sui sintomi e sulle modalità di contagio di queste malattie e che permettano lo sviluppo ed il mantenimento di comportamenti basati sulle pratiche del “sesso sicuro��?. Parallelamente dovranno essere rinforzati i programmi di prevenzione secondaria, che consentano una diagnosi sempre più precoce e precisa nonché una terapia tempestiva e corretta con un accurato follow up dei soggetti trattati.
Tiziano Motta - Clinica Ostetrico-Ginecologica I , L. Mangiagalli, Università degli Studi, Milano
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